UNA Racconta
01 Giugno, 2020
La faccia luminosa di questa scura medaglia è che abbiamo riscoperto quanto sia utile stare insieme.
Non ci vediamo da settimane, ma non ci siamo mai frequentati così tanto. Non ci siamo mai aiutati così tanto. Mai sentiti così vicini.
Ci stiamo conoscendo in profondità, stiamo imparando gli uni dagli altri, stiamo capendo quanto la competenza di ognuno sia unica, e complementare alla nostra. Stiamo condividendo punti di vista, individuando insieme soluzioni pratiche per gestire il presente, impostando visioni su come affrontare il futuro.
Lo stiamo facendo dimenticando gli interessi di parte, le rivendicazioni dei singoli, le ambizioni personali. Stiamo dando molto di più di quanto stiamo chiedendo. Stiamo pensando a come aiutare chi ha subito -o sta subendo- i colpi peggiori. Stiamo mettendo in mostra il meglio di noi: volontà, serietà, intelligenza. Anche i clienti lo vedono, e ci stanno riconoscendo quel ruolo da partner, da consulenti, come abbiamo sembra voluto che fosse.
Sarebbe bello che questa diventasse, nel futuro che ci aspetta dopo la tempesta, quella che in molti stanno definendo “la nuova normalità”. Il modo normale in cui un’associazione dovrebbe muoversi sempre.
Non so prevedere il futuro, ma da un po’ di tempo vado in giro dicendo che per me il futuro è sempre un present continuous: lo viviamo e costruiamo ogni giorno, guardano avanti ad ogni metro, sapendo dove vorremmo arrivare, ma disponibili a cambiare il percorso per arrivarci, se serve. E se questo è vero, allora devo rivedere le mie parole di poco fa: non dico “sarebbe bello che questa diventasse la nuova normalità”, ma “questa sta diventando la nuova normalità”. E me ne rallegro, è una luce nel buio. E aggiungo: grazie a voi.
Non ci vediamo da settimane, ma non ci siamo mai frequentati così tanto. Non ci siamo mai aiutati così tanto. Mai sentiti così vicini.
Ci stiamo conoscendo in profondità, stiamo imparando gli uni dagli altri, stiamo capendo quanto la competenza di ognuno sia unica, e complementare alla nostra. Stiamo condividendo punti di vista, individuando insieme soluzioni pratiche per gestire il presente, impostando visioni su come affrontare il futuro.
Lo stiamo facendo dimenticando gli interessi di parte, le rivendicazioni dei singoli, le ambizioni personali. Stiamo dando molto di più di quanto stiamo chiedendo. Stiamo pensando a come aiutare chi ha subito -o sta subendo- i colpi peggiori. Stiamo mettendo in mostra il meglio di noi: volontà, serietà, intelligenza. Anche i clienti lo vedono, e ci stanno riconoscendo quel ruolo da partner, da consulenti, come abbiamo sembra voluto che fosse.
Sarebbe bello che questa diventasse, nel futuro che ci aspetta dopo la tempesta, quella che in molti stanno definendo “la nuova normalità”. Il modo normale in cui un’associazione dovrebbe muoversi sempre.
Non so prevedere il futuro, ma da un po’ di tempo vado in giro dicendo che per me il futuro è sempre un present continuous: lo viviamo e costruiamo ogni giorno, guardano avanti ad ogni metro, sapendo dove vorremmo arrivare, ma disponibili a cambiare il percorso per arrivarci, se serve. E se questo è vero, allora devo rivedere le mie parole di poco fa: non dico “sarebbe bello che questa diventasse la nuova normalità”, ma “questa sta diventando la nuova normalità”. E me ne rallegro, è una luce nel buio. E aggiungo: grazie a voi.