UNA Racconta

10 Giugno, 2020
Se c’è una cosa che questa crisi ha dimostrato, è che siamo meglio di quanto pensassimo. Poteva tirare fuori il peggio, invece nella maggior parte dei casi gli italiani hanno dimostrato un inaspettato senso di responsabilità e molta creatività.

Nelle case, nelle città abbiamo assistito a nuove modalità di stare assieme, alla nascita di nuove modalità di comportamento. Ci siamo inventati di tutto, alcuni si sono persino reinventati. Soprattutto, l’emergenza ci ha obbligato a ridefinire le priorità, l’etichetta, il linguaggio. Improvvisamente immobilizzati nel tempo e nello spazio, siamo dovuti ripartire da noi stessi, rimettendo a fuoco le nostre identità.

In inglese il guardarsi dentro è alla radice della parola insight. Ecco il virus ci ha costretto a essere più insightful. Lo abbiamo detto ai nostri clienti, aggiungendo che dovevano tornare a lavorare sulla marca e sui valori di fondo. Improvvisamente la superficialità era diventata inaccettabile.

Ora è il momento di dir loro che, come i singoli cittadini, anche le marche hanno una grande responsabilità: quella di proporre un mondo nuovo, fatto di modelli etici ed estetici più alti. Di emozionare, di affascinare, di stupire, di divertire, di ispirare.

Ripartiamo ricordando di mettere al centro le persone e i loro bisogni, in fondo è per questo che nascono i prodotti e i servizi delle marche che vendiamo. Torniamo a parlare partendo da quello che ci unisce, non più nell’emergenza (per carità, quello anche basta) ma nella vita di ogni giorno.

Con più leggerezza magari, ma anche con più intelligenza e sensibilità. Insomma, ripartiamo ricordando loro che abbiamo tutti - noi brand della comunicazione compresi - semplicemente la responsabilità di comunicare meglio.

In fondo, non sarebbe bellissimo?