Idee Vincenti

Una rubrica a cura di Davide Boscacci


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War 2.0 – La guerra sbarca sui social

È una guerra nuovissima quella a cui stiamo assistendo. Certo c’è tutto l’orrendo repertorio di sempre: un aggressore e un aggredito, i carri armati, le bombe, i mercenari, i missili, i fucili e le molotov. Per la prima volta ci sono le sanzioni in grande stile. Quello che la rende davvero anomala però, è un utilizzo dei social media mai visto prima. Gli esempi sono ormai tantissimi, mi limito ai più eclatanti.

Il governo degli Stati Uniti ha organizzato un briefing alla Casa Bianca per una trentina di importanti creator di Tik Tok sulla guerra, così che potessero dare le corrette informazioni ai propri follower. Ed è difficile non vedere la mano degli apparati americani quando si legge che Meta allenta i controlli semantici su post e commenti anti-russi. Dall’altra parte Putin non può che controbattere immediatamente chiudendo Instagram.

Il ministero dell’interno ucraino sta usando Telegram, il servizio di instant messaging più diffuso in Russia e Ucraina, per minare il morale delle truppe e incrinare l’opinione pubblica russa pubblicando foto di centinaia di soldati morti o fatti prigionieri. Più che per cercare l’anima gemella, molti ucraini stanno usando Tinder per trovare un’anima buona che offra loro rifugio. Google ha annunciato che userà Android per veicolare messaggi circa imminenti raid aerei.

Che vengano dall’alto dei governi, dai big tech o dagli utenti, una cosa è certa: queste piattaforme giocano oggi ruoli molto importanti su molti fronti, dalla propaganda, alla difesa, alla solidarietà. Segnalo due operazioni che mi hanno colpito particolarmente:

la rete di Anonymous sta combattendo la guerra sul campo della contropropaganda. Dapprima hackerando la tv russa e mandando in onda le immagini proibite del conflitto in Ucraina, quindi diffondendo via Twitter un appello a rovesciare Putin per evitare la terza guerra mondiale, infine ancora inviando sette milioni di sms a cittadini russi. Attacchi che non valgono forse quanto un attacco missilistico ma che certo qualche crepa nel palazzo possono provocarla.

Da un utente su Twitter viene invece quella che forse è l’idea più bella, utile e anche poetica che abbiamo visto finora: una donazione diretta e disintermediata in puro stile 2.0, nella forma di un invito ad affittare attraverso la piattaforma di AirBnb le case dei cittadini ucraini. La risposta della rete è impressionante e al momento sono stati pagati “affitti” (su cui AirBnb ha cancellato le commissioni) per oltre due milioni di euro. Due milioni di euro per abitazioni ormai abbandonate, magari anche distrutte. La guerra si combatte anche con le idee.

Davide Boscacci

Consigliere UNA

Global Executive Creative Director Publicis