Idee Vincenti

Una rubrica a cura di Davide Boscacci


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Il lato umano dell’informazione nella nuova campagna del NY Times.

Studi recenti dicono che il 71% degli americani accede alle news attraverso i social media. Non ho il dato italiano ma non credo ci stupiremmo se fosse molto simile. Clickbaiting e fake news sono solo l’effetto più macroscopico e inquietante di un fenomeno molto più ampio che è la superficializzazione dei temi. Per quanto ben scritto, un titolo non sarà mai un articolo. Se poi entrambi sono scritti da qualcuno di incerta professionalità, la probabilità che si generi disinformazione (con conseguente polarizzazione) è enorme. Lo sanno tutti i giornalisti e lo sanno tutte le testate, eppure non lo dicono. E se anche lo dicono, poco fanno al riguardo.

Poi c’è il NY Times, che non solo offre tradizionalmente contenuti di qualità molto alta, ma lo comunica anche molto bene, seguendo da qualche anno la stella polare della verità. O meglio, non la supponenza di possedere tale verità (con buona pace di una certa testata nostrana) ma professandone la sua ricerca instancabile.

Il percorso iniziato qualche anno fa ha prodotto pezzi di comunicazione memorabili (qui1 e qui2, agenzia Droga5). Un linguaggio fresco, avvincente, denso, mai arrogante e mai appunto superficiale. Nell’ultima campagna3 il focus stavolta si sposta dalle notizie a chi quelle notizie le scova e le scava. Sono i giornalisti che rendono il NY Times tale, loro in carne e ossa e azione sul campo, in situazioni vere e talvolta estreme e pericolose. Un tributo a loro e un manifesto al lato migliore del giornalismo: quello umano, non quello dell’algoritmo.

Informarsi è faticoso, fare i giornalisti è faticoso. Però che boccata d’ossigeno poi. Come recitava la tagline, “the truth is worth it”.

Davide Boscacci

Consigliere UNA

Global Executive Creative Director Publicis

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