Il mercato che cambia
Una rubrica a cura del Centro Studi UNA
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I brand contro il caro-vita
L’inflazione corre ma secondo l’ultima rilevazione di Nielsen IQ gli italiani ancora non starebbero attuando strategie di risparmio: nonostante l’aumento del costo del carrello, resta stabile la domanda di prodotti a marca del distributore e la vendita dei prodotti in promozione. I discount crescono, ma in linea con i supermercati. I dati di agosto dell’Istat circa la fiducia dei consumatori stimano un incremento dell’indice del clima di fiducia delle persone che si colloca agli stessi livelli di giugno. La criticità maggiore riguarda i giudizi sulla situazione economica familiare e di quelli relativi alla possibilità di risparmiare in futuro che restano però stabili.
Se gli italiani ancora non disperano, oltre manica le paure sembrano decisamente maggiori e lo scenario inglese può forse fornirci una prospettiva di riflessione per affrontare l’autunno con maggior lungimiranza.
Uno studio dell’IPA dello scorso maggio ha investigato le aspettative degli inglesi nei confronti dei brand in una congiuntura macroeconomica che vede il costo della vita raggiungere livelli senza precedenti negli ultimi 40 anni: mantenere prezzi equi, congelare il prezzo di prodotti e servizi di fascia valore, offrire più promozioni value-for-money, premiare la fedeltà dei clienti esistenti e aumentare il numero di promozioni che offrono sono i primi 5 desiderata delle persone.
A voler ascoltare, il ridotto potere d’acquisto che anche gli italiani dovranno necessariamente gestire potrebbe offrire un’opportunità di crescita per i brand che sapessero mettersi al fianco delle persone per aiutarli ad affrontare il momento.
In UK hanno già cominciato. Nell’articolo di Phoebe O’Connel che vi segnaliamo i primi a muoversi in modo incisivo sono le catene della distribuzione organizzata, investigando modalità di servizio che esulano dal ‘business as usual’ come il programma di credito senza interessi di Iceland o la proposta per famiglie pensata da Asda facendo leva sui propri bar all’interno delle superfici commerciali. Non mancano le prime mosse di grandi brand come Boots o Mc Donalds’ che puntano invece sulla loyalty. L’aspettativa è che le iniziative di aiuto concreto aumentino. D’altra parte le persone si sono espresse… Da notare che all’altro estremo della scala, i consumatori (sempre inglesi) si sono dichiarati particolarmente poco favorevoli alle marche che nella situazione attuale dovessero agire per intrattenere o divertire i propri clienti o ingaggiarli per sviluppare insieme nuove soluzioni e idee. È di nuovo tempo di super brand, prendendo in carico questa volta non tanto le grandi cause ma l’emergenza del momento.
Centro Studi UNA