News / attualità

25 Novembre, 2020

Lo sapete, ne stanno parlando tutti, per fortuna. Mi sarebbe piaciuto fare sentire anche la voce di UNA. Lo faremo l’anno prossimo, è un mio impegno.

Nel frattempo, facendo un uso discutibile di una comunicazione a tutti gli associati, faccio sentire la mia voce qui. Per condividere con voi un pensiero semplice: tutti noi possiamo fare qualcosa, sul tema.

E quindi dobbiamo farlo.
Possiamo e dobbiamo farlo come comunicatori, perché la violenza sulle donne vive in un contesto culturale che lo consente. E il contesto culturale si costruisce con tantissimi tasselli, inclusi quelli generati dai brand che ci affidano la loro comunicazione. Non perdiamo l’opportunità di raccontare il mondo come vorremmo che fosse, quando possiamo.

E non cediamo - per nessun motivo - alla tentazione di ricalcare stereotipi di genere, che sedimentano pregiudizi. Nemmeno quando ce lo chiedono i nostri clienti.

Possiamo e dobbiamo farlo come azienda e professionisti, perché la violenza sulle donne è alimentata anche dalle discriminazioni che generano gender gap, e che sono generate dal gender gap. In tutte le aziende e agenzie, anche le migliori, c’è spazio per fare meglio. Non solo dall’alto.

E’ anche nella vita di tutti i giorni che si creano le basi per eliminare il gap.

Stiamoci attenti, tutti.
Possiamo e dobbiamo farlo come individui, alimentando il dibattito collettivo, interessandoci, commentando, sviluppando le nostre coscienze individuali e alimentando (positivamente) quella collettiva; facciamolo come genitori, spiegando bene alle nostre figlie e ai nostri figli perché -ad esempio- l’articolo di Vittorio Feltri sullo stupro Genovese è inaccettabile. Non accontentiamoci di bollarlo come tale: entriamo nel merito, leggiamolo ad alta voce, discutiamone. Capiamo l’orrore che c’è lì dentro, e che c’è in una società che ammette (e a volte celebra) punti di vista simili.

Possiamo e dobbiamo farlo come cittadini, cercando di capire se ci sono donne -intorno a noi, nel nostro palazzo, tra i nostri amici, magari nelle nostre famiglie- che potrebbero essere vittime di violenza. Non solo quella fisica. E se lo capiamo, o lo sospettiamo, non stiamo zitti. Uno dei più grandi problemi sul tema della violenza sulle donne sta nel fatto che chi è vittima non parla, non può farlo. Alziamo le antenne, stiamo attenti, stiamo pronti ad aiutare chi ha bisogno e non lo dice.

Sono certo - e me ne rallegro - che molti troveranno scontata e banale questa mail: meglio, molto meglio.

Se però a qualcuno di voi serve come stimolo a una riflessione, a un approfondimento, o come spinta ad assumersi ancora più responsabilità, significa che non è una mail inutile.

Io per primo proverò a fare tutto quello che ho scritto, come comunicatore, imprenditore, Presidente di UNA, collega di tutti voi, libero pensatore, papà, vicino di casa, con ancora più impegno e attenzione di ieri.

Buona giornata contro la violenza sulle donne. 

Emanuele

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